🔥FedEx Cup, Ryder Cup e il caso McIlroy – GOLFUNITY dice la sua!

Benvenuti su GOLFUNITY – il podcast dove il golf incontra l’attualità, le polemiche e le grandi emozioni!

In questa puntata analizziamo tutto ciò che sta facendo tremare il mondo del golf:

🏆 Justin Rose riscrive la storia: vince a 45 anni lo St. Jude Championship e vola al Tour Championship!
⛳ Rory McIlroy salta i playoff: scelta strategica o mancanza di rispetto verso il Tour?
🇺🇸 Ryder Cup sotto pressione: Bradley sarà davvero capitano-giocatore? Spieth fuori? Spaun dentro?
⚙️ Cambia il formato del Tour Championship: via i colpi di partenza, tutto può succedere!
🔥 Aggiornamenti LIV Golf: Dean Burmester vince a Chicago e Hudson Swafford lancia la provocazione.

In più: lotta nella “Top 50”, nuove dinamiche sul PGA Tour, sponsor scontenti, caddie che cambiano e tanti altri retroscena esclusivi.

🎧 Ascolta ora, iscriviti al canale e unisciti alla community di GOLFUNITY – il golf come non l’hai mai sentito!
#golfunity #golfitalia #fedexcup2025 #rydercup2025 #pgatour #golfnews #golfpodcast #justinrose #rorymcilroy #jjspaun #bradley #top50 #tourchampionship #bmwchampionship #livgolf #golfdrama #golfpassione #golfcommunity

Golf Unityf. [Musica] Bella a tutti amici golfisti e benvenute e benvenuti su Golf Unity. Questo è lo spazio dove il golf italiano, ma non solo, è protagonista. Qui la vostra amica che, insomma, setaccia tutte le news più scottanti per voi. Pronti a fare un giro sulle montagne russe del PGA Tour? Oggi ci buttiamo, direi, a capofitto nei play-off della FedEx Cup 2025. Il St Jude Championship a Memphis è stato beh, pazzesco. Un vero concentrato di emozioni forti, qualificazioni sul filo e gossip rovente sulla Rider Cup. Abbiamo un bel po’ di materiale dalle fonti americane, sai? Roba che scotta, pronta per essere analizzata per bene. Ok, allora dai, apriamo questo pacco regalo pieno di sorprese. Si parte da Memphis, la prima tappa dei play-off. Che spettacolo, ragazzi. Allora, Memphis TPC South Wind, campo tosto, tosto davvero, con un callo, lasciamo perdere da girone dantesco. 69 giocatori al via. Ah no, aspettate, Rory Mcirroy ha dato forfet. Ne parliamo dopo, eh, perché questa è una storia nella storia. Sul piatto c’erano 20 milioni di dollari, 3,6 al vincitore, ma la vera battaglia, diciamocera era per entrare nei primi 50, per volare al BMW Championship, passare o restare a casa. Insomma, questo era il dilemma. E che finale abbiamo avuto? Direi palma è quasi riduttivo. A spuntarla alla fine è stato Justin Rose, alla veneranda età si può dire di 45 anni. Incredibile, eh? Mamma mia! 45. Eh sì, diventa il giocatore più anziano a vincere sul Tour dal 2021, ti ricordi? Michelson al PJ Championship. è il più vecchio a vincere un evento play-off dopo VJ Sing. Ha avuto la meglio su JJ Spawn dopo un play-off, beh, tiratissimo, tre buche, ma la rimonta di Rose nel finale del quarto giro è stata qualcosa da cineteca. Sei burdi nelle ultime otto buche con un filotto pazzesco, quattro di fila dalla 14 alla 17. Ha acceso il turbo proprio quando contava di più. Assolutamente pazzesco. Rose, 12o titolo PG tour per lui, il primo dal 2023. E pensate, quest’anno aveva già perso un play-off al Masters contro Mcillroy. Questa vittoria non è solo un trofeo in più, lo catapulta dritto nella top five della FedEx, gli garantisce l’accesso al Tour Championship dove mancava, pensate un po’, dal 2019. Vincere a 45 anni contro questi giovani fenomeni è una dimostrazione di classe, di strategia e di nervi, beh, saldissimi. Chapot e grande onore anche a Spawn, secondo a men16. Non ha vinto, ok, ma che stagione sta facendo? Non dimentichiamo che è il campione in carica dello US Open 2025. Con questo risultato si consolida al numero due della classifica FedEx Cup, dietro quel marziano di Sheffler e soprattutto, cosa importantissima, si assicura matematicamente un posto nel team USA per la Rider Cup. Bet Page Black lo aspetta e poi durante tutta la settimana, ma anche nel play-off, ha tirato fuori dal cilindro dei pat da distanze siderali veramente. E poi c’è lui, il dramma sportivo per eccellenza, sembra quasi una maledizione. Tommy Flitwood, ancora una volta, leader per gran parte del torneo, sembrava fatta, sembrava davvero la volta buona e invece finisce terzo a men15 appaiato a Scotty Sheffler. Flitwood si è inceppato proprio sul più bello, no? Solo un par al par 5 della 16 che era, dico, la buca più facile del campo per tutta la settimana. Incredibile. Sì. E poi un bogi dolorosissimo alla 17. È la sesta volta, dico sesta, che chiude al terzo posto. Ma qualcuno gli ha fatto una macumba. Seriamente, ma quando arriverà sta benedetta prima vittoria sul PJ Tour? È quasi frustrante, sai, vederlo giocare così bene e mancare sempre l’ultimo ultimissimo passo. Le sue parole a fine giro sono state emblematiche, no? ha detto, “Mi sto avvicinando.” Ovviamente sono deluso. È un po’ la stessa storia che si ripete, purtroppo. Si vede che ci crede, che la sente vicina alla vittoria, ma poi qualcosa qualcosa va storto. È difficile non empatizzare con lui, però la domanda sorge spontanea. È solo sfortuna o c’è forse un pattern in queste mancate vittorie? Magari, non lo so, una difficoltà a gestire la pressione proprio lì, nei momenti chiave. Esatto, un bel dilemma. E a pari merito con Flwood un altro numero uno, Scotty Schffler, terzo posto nonostante un imprevisto non da poco. Era senza il suo storico Ceddy, Ted Scott che è dovuto tornare a casa per un’emergenza familiare. Nonostante questo, Sheffler ha giocato da Sheffler, impressionante come sempre, inarrestabile. Rimane saldamente al comando della FedEx Cup e pensate non finisce fuori dalla top 10 dal Players Championship. semplicemente una macchina. Ma come dicevamo prima i play-off non sono solo la gloria dei vincitori, sono soprattutto una lotta beh, spietata per la sopravvivenza. L’obiettivo a Memphis era entrare nei top 50 della classifica FedEx per staccare il pass per il BMW Championship in Maryland e, cosa fondamentale per il futuro, garantirsi l’accesso agli otto eventi signature del 2026, quegli eventi super ad invito con Montepremi Stellari. e field ridotti, insomma. E qui la faccenda si fa davvero interessante, perché le storie di chi ce la fa all’ultimo respiro e di chi crolla, beh, sono il vero sale dei play-off, no? Eh, sì, infatti ci sono state delle rimonte notevoli. Cinque giocatori sono riusciti a entrare nei primi 50 partendo da fuori. Il nome che spicca di più è sicuramente Ricky Fuller, partito 64º, ha chiuso il torneo T15 risalendo fino al 48º posto. Che estate sta vivendo Ricchi, eh? Un ritorno ad alti livelli che fa piacere a tanti, credo. Assolutamente un grande. Poi JT Poston, passato dal 5º al 50º, proprio l’ultimo posto utile per un pelo. Bad Coley è risalito dal 53º al 46º. Kurt Kitayama ha fatto un bel balzo dal 52º al 37º e Jonathan Vegas passato dal 56º al 49º. Davvero dei bei colpi de reni all’ultima occasione utile. Complimenti a loro. Incredibile come un solo torneo possa ribaltare tutto. E hai menzionato chi ce l’ha fatta entrare nei 50, ma c’è anche l’altra faccia della medaglia, quella più beholosa. Chi è rimasto fuori? E qui il nome fa rumore, ragazzi. Jordan Speith. Partiva da 48º, quindi dentro la linea teoricamente al sicuro. Teoricamente, esatto, ma ha giocato male a Memphis T61 ed è scivolato al 54º posto. Stagione finita Caput. È il secondo anno consecutivo che manca la qualificazione al BMW Championship e le sue speranze di ricevere una chiamata per la Rider Cup, diciamo che sono passate da flebili a praticamente nulle. Che botta tremenda per Jordan. Già un’uscita di scena pesante, pesantissima per Spieth e insieme a lui restano fuori anche il rooky sudafricano Aldrich Potigiter che partiva al 43º ed è sceso al 52º. Jak Nap vincitore inizio stagione in Messico dal 47º al 55º. Windam Clark, campione US Open 2023, ma in calo quest’anno dal 49º al 56º e l’australiano Mingulì. Lì era proprio sul filo, partivao ma è scivolato al 57º. Una piccola curiosità su di lui, causa numero di dispari di giocatori dopo il forfet di Mcillroy, ha giocato l’ultimo giro da solo e l’ha completato in un tempo record di 2 ore e 10 minuti. 2 ore e 10? Ma è andato di corsa praticamente. Sì, velocissimo, ma purtroppo non è servito per la qualificazione. Peccato. E adesso? Adesso la battaglia si sposta ovviamente al BMW Championship. Si lotta per entrare nei top 30 che voleranno ad Atlanta per il Tour Championship, la finalissima. E attenzione, c’è una novità pazzesca quest’anno. Niente più starting strokes basati sulla classifica FedEx. Si parte tutti alla pari a East Lake. Questo cambia tutto, ma proprio tutto. Esatto. Rivoluzione totale. Aumenta la varianza, rende la finale molto più imprevedibile. Potenzialmente anche un giocatore che si qualifica, che ne so, 30esimo, all’ultimo tuffo, potrebbe vincere l’intera FedEx Cup. Sarà una battaglia all’ultimo pat, letteralmente. Assolutamente. E significa anche che chi è entrato 50 non può permettersi minimamente di tirare i remi in barca a BMW, anzi la pressione è altissima. Prendiamo Sanders Shuffle per esempio. Ha chiuso T22 o a Memphis, un risultato discreto. Siima, nelle proiezioni attuali è fuori dai primi 30. Rischia seriamente di saltare Istleik, un campo dove storicamente, tra l’altro, ha sempre ottenuto ottimi risultati se non gioca un torneo di altissimo livello in Maryland. Le fonti parlano di inconsistenze col pat che continuano un po’ a perseguitarlo nei momenti decisivi. Deve ritrovare feeling sui green e deve farlo in fretta. E dai play-off alla Rider Cup. Il passo è brevissimo, si sa. Questi tornei sono l’ultima decisiva vetrina per impressionare il capitano del team USA, Kigen Bradley. E qui, ragazzi, tenetevi forte perché c’è il gossiposo, la vera chicca che sta facendo impazzire i media americani. Bradley starebbe seriamente, ma seriamente, considerando di autoconvocarsi. Un capitano giocatore, roba che non si vede dal 1963 con Arnold Palmer. Ma vi rendete conto? Sembra incredibile. È esattamente così. La voce gira insistentemente. Bradley è attualmente il 14º giocatore americano nel ranking mondiale, quindi tecnicamente sarebbe anche un candidato plausibile sulla carta, ma l’idea di un capitano che gioca solleva beh, un polverone. Molti osservatori ritengono che sia praticamente impossibile gestire efficacemente entrambi i ruoli sotto la pressione, l’immensa pressione della Rider Cup. Certo, come fai? Bradley però si è mosso per tempo furbescamente, ha chiesto e ottenuto dal PGA of America una modifica specifica alle regole. Se dovesse giocare un vicecapitano da lui designato avrebbe l’autorità di dare consigli tecnici agli altri giocatori durante le partite, compito che spetterebbe normalmente solo al capitano. Una mossa astuta, sì, ma che alimenta le polemiche. Le fonti riportano con un pizzico di malizia che il Team Europe sicuramente spera che Bradley faccia il doppio lavoro sottintendendo che potrebbe essere un vantaggio per loro. È pazzesco. Pensate che Jordan Spitt prima di sapere della sua eliminazione aveva scherzato con i giornalisti dicendo che stava cercando di convincere Kigan a non giocare proprio per liberare un posto per sé. Una battuta amara col senno di poi. Spe sapeva di essere appesa un figo e l’uscita a Memphis chiude quasi definitivamente le porte di Bitch Black per lui. Ha giocato cinque Rider Cup, ma le ultime due, dove era stato chiamato come scelta del capitano, non sono state brillanti per lui, diciamo. Record personale di una vittoria, quattro sconfitte e tre pareggi. Qui lancio la palla a chi ci ascolta. Ma secondo voi Bradley farebbe bene a giocare o dovrebbe concentrarsi al 100% sul ruolo di capitano? Diteci la vostra sui nostri social, siamo curiose. È una pressione enorme per Bradley, non c’è dubbio. Dopo la vittoria al Travelers Championship sembrava quasi certo di un posto in squadra, come giocatori intendo. Poi però il suo gioco ha avuto un leggero calo. Se non dovesse giocare particolarmente bene al BMW Championship o eventualmente al Tour Championship, un’eventuale autoconvocazione verrebbe sicuramente messa sotto accusa, criticata pesantemente. Lui continua a ripetere di aver creato una netta separazione mentale tra il Bradley giocatore e il Bradley capitano, ma mantenere questa divisione nelle prossime infioccate settimane sarà una sfida titanica, secondo me. Eh, immagino. E oltre a Bradley, chi sono gli altri nomi caldi in Lizza per le sei scelte del capitano? Un nome su tutti è quello di Colin Moricawa. Attualmente è 17º nella FedEx, ma sta vivendo una stagione molto molto al di sotto delle sue aspettative. Ha cambiato Caddy più volte. Ne aveva uno nuovo anche a Memphis, Mark Urbanec, l’ex Caddy di Tony Finau. Sì, un via. Eh sì, sembra aver avuto qualche attrito con i media e dal masters in poi ha centrato solo una top 10. È scivolato fuori dai primi sei posti che valgono la qualificazione automatica. Per lui i play-off sono davvero un bivio. O ritrova il suo gioco magico con i ferri, quello che conosciamo, oppure rischia seriamente di guardare la rider. Deve assolutamente cambiare marcia. Chi invece sembra aver messo una seria ipoteca sul posto, quasi una certezza direi, è JJ Spone. La vittoria agli US Open e il secondo posto a Memphis lo rendono quasi una scelta obbligata per Bradley. Sarebbe strano il contrario. E poi attenzione a un nome che le fonte definiscono come un outsider interessante, Chris Gotterop. È 26º nella FedEx. sta giocando un golf solidissimo, potente. Potrebbe essere lui la classica sorpresa dell’ultimo minuto, il Rooky che porta energia fresca al team. Bradley lo terrà sicuramente d’occhio, ne sono convinto. Spostiamoci ora su un altro tema caldissimo che ha fatto discutere parecchio, il caso Rori Mccherroy, numero due della FedEx Cup, uno dei favoriti assoluti, ma ha deciso di saltare Memphis. ufficialmente una scelta pianificata per riposarsi, anche perché storicamente TPC Southwind non è mai stato un campo particolarmente amico per lui, diciamolo. Ma questa assenza, ragazzi, ha scatenato un putiferio. Aperto un vero vaso di Pandora che tocca un po’ le fondamenta del nuovo PGA Tour. La modifica al formato del Tour Championship, quella senza punti di vantaggio iniziali, gli starting strokes di cui parlavamo, ha avuto un effetto collaterale forse inatteso o forse no, ha reso meno penalizzante per i top player saltare uno dei primi due eventi play-off. Certo, perdono la possibilità di vincere il Montepremio di quella settimana, quello sì, ma per la corsa finale alla FedEx Cup, soprattutto se si è già in ottima posizione come Mckerroy, l’impatto è minore rispetto al passato. Questo permette loro di gestire meglio le energie, evitare campi magari ostici o condizioni climatiche estreme come il gran caldo di Memphis. Già, ma questa libertà dei giocatori fa storcere il naso e non poco agli sponsor come FedEx e BNW. che investono decine e decine di milioni di dollari proprio per avere i migliori giocatori in campo nel loro tornei. La reazione non si è fatta attendere. Peter Malnati, che oltre ad essere un giocatore siede nel policy board del PGA Tour, si è detto pubblicamente molto preoccupato per l’assenza di un nome di punta come Mcillroy e ha lasciato intendere che sono allo studio delle misure correttive per evitare che accada di nuovo. Si respira un’area un po’ tesa tra giocatori e vertici del Tour, non trovete? Sembra quasi uno scontro. È in corso un dibattito fondamentale sul futuro del Tour, non c’è dubbio. Da un lato i giocatari hanno ottenuto condizioni economiche mai viste prima. Montepremi record, bonus milionari dal Player Impact Program e ora anche quote societarie dirette tramite l’accordo con lo Strategic Sports Group SSG, quel consorzio di investitori miliardari che è entrato nel PGA Tour. Insomma, tanti soldi. Dall’altro lato, però cosa danno in cambio? hanno fortemente resistito, per esempio, all’idea di rendere obbligatoria la partecipazione agli eventi signature. La loro posizione è chiara. Il golf è ancora uno sport individuale dove scegli tu quando giocare, ma il tour come entità commerciale può sostenere questa posizione di fronte agli impegni presi con sponsor e televisioni che vogliono garanzie sulla presenza delle star. È un equilibrio molto molto delicato. Proprio su questo punto Amon Lynch di Golf Week ha lanciato una proposta beh, provocatoria ma interessante. Azzerare tutto dopo la regular season. Basta punti FedEx che valgono per la qualificazione play-off. Semplicemente i migliori 50 classificati sul campo al Sen Jud vanno al BMW e i migliori 30 classificati sul campo al BMW vanno al Tour Championship. Punto. In questo modo stare a casa non sarebbe più un’opzione strategica, perché l’unico modo per avanzare sarebbe giocare e ottenere il risultato lì in quel torneo. Che ne pensate di questa idea? rivoluzionerebbe tutto, eh, renderebbe i play-off ancora più spietati, forse troppo. È una soluzione drastica, sicuramente incentivbbe la partecipazione, questo è certo, ma forse snaturerebbe un po’ il concetto di stagione regolare, il valore dei risultati ottenuti durante l’anno. E in questo scenario già così complesso si inserisce poi come un’ombra costante la questione live golf. È emersa un’intervista a Adsom Swford, ex giocatore tornato da poco sul PGA Tour. che si chiedeva apertamente se il tour non dovrebbe considerare di riammettere stelle come John Ram o Brook Copka. Secondo Sufford la loro presenza aumenterebbe il valore del prodotto PGA Tour, un’idea che fa discutere parecchio perché si scontra frontalmente con il concetto di lealtà verso il circuito, un tema per cui molti giocatori si sono esposti in questi anni difficili. È un altro dilemma chi intreccia business, sport e rapporti personali. Complicatissimo. Ok, siamo quasi in chiusura, ma non prima di un paio di notizie flash, giusto per essere aggiornati a 360°. Sul fronte Le Golf Diman Burmaster ha vinto l’evento di Chicao battendo Gian Ram e Gioselle Ballester in un play-off a tre. Un bell assegno da 4 milioni di dollari per il sudafricano nel penultimo evento della stagione regolare Liv. Niente male. E una curiosità che conferma ancora una volta la forza mentale di Scotty Schffler. Come accennavamo prima, ha giocato l’ultimo giro a Memphis con un ked di sostituto, Brad Payne, che normalmente porta la sacca a Paul Hayy perché Ted Scott è dovuto rientrare urgentemente a casa per motivi familiari privati. Nonostante questo cambio improvviso all’ultimo minuto, Sheffler ha tirato fuori un giro in 66 che gli è valso il terzo posto. Fenomeno, c’è poco da aggiungere. Incredibile. E a proposito di Caddy, non solo More Kawa. A Memphis anche Tony Finao e Jake Knap si sono presentati con nuovi professionisti alla sacca. Sembra che il mercato dei Caddy sia stato particolarmente vivace in questa fase cruciale della stagione. C’è movimento. Bene ragazzi, direi che abbiamo davvero sviscerato un bel po’ di temi caldi oggi qui su Golf Unity. Dalla vittoria storica, quasi commovente direi di Justin Rose a 45 anni, passando per il dramma sportivo che continua a perseguitare il povero Fleetwood e l’eliminazione eccellente di Speit fino alle polemiche infinite sulla Rider Cup e le tensioni sul futuro stesso del PGA Tour. insomma, non ci siamo fatti mancare proprio niente. E da tutte queste storie, da tutti questi intrecci, emerge forse una domanda di fondo, quasi filosofica per il golf di oggi, che anche le fonti sollevano e che magari lasciamo a chi ci ascolta. In questo nuovo panorama del golf professionistico, cosa pesa di più sulla bilancia? La lealtà storica verso un tour e gli sponsor che lo finanziano da decenni? oppure la sacrosanta libertà individuale del giocatore di gestire la propria carriera, il proprio fisico, le proprie scelte, anche se questo significa magari disertare eventi importanti come i play-off. Esattamente, un bel dilemma su cui continuare a ragionare mentre ovviamente ci prepariamo per il BNW Championship. Grazie mille per averci seguito in questa puntata speciale di Golf Unity Weekly Golf News. Mi raccomando, non sparite, eh, seguiteci sui nostri canali social media, commentate, dite la vostra, scatenatevi pure e se questo approfondimento vi è piaciuto fatecelo sapere e cosa importantissima, attivate la campanella, suonate la campanella, così non vi perderete le prossime analisi e i prossimi gossip dal mondo del golf. Alla prossima. Ciao belli.

Write A Comment